L’ultimo progetto dell’ “Enforcement Forum” dell’ECHA (Ref-4), relativo alla restrizione delle sostanze ritenute potenzialmente dannose secondo il regolamento REACH, ha evidenziato serie violazioni ai requisiti.
Gli ispettori hanno controllato, nei 27 Paesi della UE/EEA, 1009 miscele, 4599 articoli e 17 sostanze. In totale, sui 5625 controlli effettuati, il 18% dei prodotti ha dato risultanze di non conformità.
Le violazioni più frequentemente rilevate sono:
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Ftalati nei giocattoli (il 20% dei più di 460 giocattoli ispezionati contiene il DEHP, DBP o BBP in quantità superiori a quanto ammesso, mentre il 10% dei più di 300 prodotti controllati contiene alti livelli di DINP, DIDP e DNOP). La restrizione per gli ftalati è stata introdotta al fine proteggere i bambini dagli effetti nocivi di queste sostanze chimiche: esse sono sospettate di essere tossiche per la riproduzione ed interferenti endocrini. La restrizione si applica a tutti i giocattoli ed i prodotti per bambini che contengono ftalati in concentrazioni superiori allo 0,1% in peso dell’articolo che può essere messo in bocca dai bambini. In tali ipotesi è allarmante aver trovato alte concentrazioni di tali sostanze nei giocattoli.
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Cadmio in leghe per brasatura (14%).
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Cadmio nei manufatti di gioielleria (13%). Oltre al cadmio sono stati trovati anche altri metalli pesanti in quantità “illegali”: piombo (7% dei pezzi ispezionati) e nichel (8%). Queste percentuali dimostrano che la presenza di metalli pesanti non è accidentale ma dovuta o all’uso cosciente da parte dei produttori o alla loro scarsa conoscenza di ciò che i loro manufatti contengono. Il rischio derivante dalla presenza di metalli pesanti è vario: il nichel causa allergie dermiche, il cadmio osteoporosi, cancro ed è nocivo per l’ambiente ed il piombo danni al sistema nervoso e influisce sullo sviluppo del cervello.
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Fibre di amianto in manufatti (14%). L’utilizzo delle fibre di amianto è ristretto nella EU da molti anni. Queste fibre possono causare cancro ai polmoni, alla laringe ed alle ovaie, oltre a fibrosi del polmone. I prodotti contenenti amianto al di sopra del consentito, come ad esempio riscaldatori catalitici, thermos e pastiglie dei freni, erano per lo più di seconda mano e probabilmente prodotti prima che entrasse in vigore la restrizione che vieta la vendita di prodotti contenenti amianto. Attualmente nella UE è proibito produrre, immettere sul mercato ed utilizzare fibre di amianto e manufatti contenenti amianto, ma ci sono alcune esenzioni: ad esempio se gli articoli contenenti le fibre di amianto sono state installati prima del 1 gennaio 2005, il loro uso è esente dalla restrizione.
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Cromo VI in articoli in pelle (13% dei circa 500 ispezionati). La restrizione riguarda quegli articoli che possono andare a contatto con la pelle i quali non devono contenere cromo VI in concentrazioni ≥ 3mg/kg.
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Mercurio in strumenti di misura. Sono stati verificati circa 400 strumenti di misura e quasi il 90% contiene mercurio in quantità superiori al lecito. Il metallo è tossico e l’inalare vapori di mercurio può causare danno al sistema nervoso, digestivo ed immunitario. L’alta percentuale di non conformità è dovuta al fatto che gli ispettori hanno controllato principalmente gli strumenti nei quali i fabbricanti dichiaravano la presenza del metallo, trascurando quelli dichiarati “mercury free”.
Violazioni sono state ravvisate anche nei confronti delle restrizioni riguardanti gli IPA (PAHs), anche se in maniera minore.
La maggior parte delle non conformità sono state riscontrate nei manufatti le cui origini non sono state identificate (39%) seguite da prodotti di origine cinese (17%).
Che cosa possiamo trarre dall’esperienza di questo progetto?
Le autorità;
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Dovrebbero avere come obiettivo di indagine quei prodotti per i quali gli interventi normativi possono portare il maggior beneficio per la salute e per l’ambiente. La loro attività dovrebbe focalizzarsi su quelle sostanze dove è stata ravvisata la percentuale più alta di non conformità: amianto, ftalati, metalli pesanti (Cd, Ni, Hg, Cr VI, Pb) e IPA.
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Dovrebbero ispezionare con maggiore frequenza degli altri tutti quei prodotti la cui origine non sia certa, ovvero quelli che non riportino il marchio di origine sull’etichetta.
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Effettuare, assieme alle aziende, analisi “onsite” per la verifica della conformità alle restrizioni.
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Sviluppare codici di nomenclatura combinati, da usare nelle dichiarazioni per l’export da paesi extra UE verso l’Europa, per tutte le sostanze, le miscele e gli articoli contenenti sostanze soggette a restrizione, potrebbe sveltire i controlli relativi e migliorare il lavoro delle dogane, nonché lo scambio di informazioni tra dogane ed autorità preposte ai controlli REACH
Le Società:
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Tutti i produttori o importatori di sostanze, miscele ed articoli devono conformarsi a quanto stabilito dal regolamento REACH in termini di restrizioni. Ciò significa che tutti i fornitori lungo la catena di fornitura sono responsabili per quanto di loro competenza. Quindi se si immette un prodotto sul mercato, si dovrebbe essere coscienti delle sostanze chimiche contenute, come viene fornito ed a chi.
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Testare proattivamente i prodotti e/o stabilire accordi con i fornitori per essere certi che non vi possano essere modifiche nella composizione chimica.
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Implementare sistemi di gestione delle non conformità per intervenire e correggerle rapidamente qualora una di esse sia rilevata per una sostanza, una miscela o un articolo.
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Consultare il RAPEX alert system (un portale dell’UE che elenca i prodotti trovati sul mercato che potrebbero mettere a rischio la salute e l’ambiente) per ottenere informazioni sui prodotti non conformi.
Prevenire i rischi è una responsabilità morale e legislativa e dovrebbe essere presa in seria considerazione ad ogni passaggio lungo la catena di fornitura, ma stando ai risultati di questo progetto sembra ci sia ancora molto da fare.
Fonte:
ECHA Newsletter 1/2018 – Febbraio 2018
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