Un team di ricercatori dell’Università di Bath, in Gran Bretagna, ha sviluppato un processo per ottenere policarbonato partendo da zucchero ed anidride carbonica.
Attualmente il policarbonato da fonti fossili è prodotto per lo più a partire da bisfenolo A (bandito per la produzione di biberon, ristretto dal regolamento REACH, probabilmente in futuro sarà anche incluso nella lista delle sostanze SVHC) e fosgene, gas altamente tossico, utilizzato come arma chimica nella prima guerra mondiale.
Il dr. Buchard ed il suo team, del dipartimento di chimica, hanno creato un’alternativa molto più sicura e sostenibile, ottenuta in condizioni di bassa pressione e temperatura ambiente, che addiziona anidride carbonica a zucchero. Questo processo non solo è più sicuro e sostenibile, ma anche più pulito.
Il materiale ottenuto ha proprietà simili a quelle del policarbonato da fonti fossili poiché è resistente, trasparente e resistente al graffio. La differenza fondamentale è che quello da fonti naturali può essere degradato ai prodotti di partenza utilizzando enzimi di batteri che si trovano nel suolo.
Questo nuovo policarbonato BPA-free potrebbe potenzialmente sostituire l’attuale nei biberon e nei contenitori per alimenti e, essendo bio-compatibile, potrebbe essere utilizzato anche per impianti medici o come impalcatura per la crescita di tessuti o organi per trapianti.
Prendendo ispirazione dalla natura i ricercatori hanno sfruttato l’idea di utilizzare uno zucchero del DNA, la timidina, come building block per un nuovo policarbonato. La timidina infatti è una dei nucleotidi che formano il DNA ed essendo presente nel corpo umano, si può presumere che il materiale da essa derivato possa essere biocompatibile ed essere usato per applicazioni ingegneristiche sui tessuti, applicazioni per cui sono già iniziati studi in collaborazione con il dipartimento di ingegneria chimica dell’Università di Bath.
La ricerca continuerà valutando anche altri zuccheri, come il mannosio ed il ribosio, su cui si è già cominciato a lavorare.
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