Gli agrumi non solo fanno bene alla salute, ma forniscono anche precursori per la produzione di materie plastiche.
Limonene per produrre policarbonato
Un team di chimici guidati da Arjan Kleij del ICIQ e professore all’ICREA ha sviluppato un metodo per produrre policarbonato (PC) da limonene e CO2. Questi precursori sono ambedue naturali ed abbondanti in natura.
Dalla custodia dello smartphone fino ai finestrini degli aerei, il PC è uno dei più diffusi polimeri e ne sono prodotte in tutto il mondo milioni di tonnellate ogni anno. Tuttavia è da parecchio tempo che si sta discutendo sulla tossicità del bisfenolo A (BPA) e la controversia non è ancora definita, anche se l’Unione Europea lo ha incluso nella Candidate List del regolamento REACH come sostanza estremamente preoccupante lo scorso 12 gennaio e lo ha aggiunto all’allegato XVII, punto 66, dello stesso regolamento (restrizione alla produzione, commercializzazione ed uso di sostanze, articoli e miscele pericolose); alcuni paesi come la Francia e la Danimarca ne hanno bandito l’uso nella produzione di bottiglie per bambini.
Secondo Kleij il limonene è in grado di sostituire il building block costituito dal BPA che può essere isolato da arance e limoni generando un’alternativa più sostenibile e più “verde”. Poichè rimpiazzare il BPA con il limonene ora come ora potrebbe essere complicato per la maggior parte delle industrie, Kleij suggerisce prima di aggiungere piccole quantità di limonene ed in seguito effettuare la sostituzione del BPA in modo graduale. Passo dopo passo il processo di adattamento potrebbe portare a nuovi biomateriali limonene derivati simili al PC o con proprietà migliorate o addirittura nuove.
I ricercatori sono riusciti non solo a produrre il nuovo polimero, ma ne hanno anche migliorato le proprietà termiche. Sembra che questo limonene derivato abbia una temperatura di transizione vetrosa (Tg) mai ottenuta per un PC e che il dato sia ripetibile. La Tg elevata comporta temperature più elevate per modificarlo, garantendone un uso più sicuro. Inoltre questo polimero potrebbe aprire nuove applicazioni ai policarbonati.
Fonte: Omnexus
Scarti della produzione di succhi precursori di poliesteri.
Il progetto MIPLASCOE di propone di recuperare gli scarti dell’industria alimentare per ottenere, tramite fermentazione microbica, monomeri per la produzione di bio-poliesteri che, dopo ulteriore trattamento, possano essere utilizzati per estrusione o per la produzione di bottiglie per injection blow molding.
Il progetto è spagnolo ed è partito un anno fa (luglio 2016), è previsto che termini per dicembre 2018, ed è inserito nelle politiche europee riguardanti il “green employment” e l’economia circolare.
La spagna è il primo produttore di agrumi in Europa, soprattutto arance, i cui scarti sono per lo più utilizzati per produrre cibo per animali, con alti costi energetici, o gettati in discariche con i conseguenti problemi ambientali per entrambi.
Fonte: Specialchem
Dagli scarti delle arance un eco-tessuto tutto italiano
Il “pastazzo d’arance” rappresenta il 40% degli agrumi raccolti in Sicilia (più di due milioni di tonnellate all’anno) ed è generalmente destinato allo smaltimento. E’ costituito da scorza, polpa e semi di frutti imperfetti che sono convertiti in biomasse per produrre energia rinnovabile.
Orange fiber è l’idea che Adriana Santanocito, esperta in nuovi materiali e tecnologie per la moda, ed Enrica Arena, laurea in Cooperazione internazionale, hanno concretizzato in una start-up che trasforma avanzi e sottoprodotti dell’industria agrumicola in materiale tessile. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano (dipartimento di Chimica dei materiali), presso il quale hanno anche depositato il brevetto. Le due giovani imprenditrici sono state insignite del premio Gaetano Marzotto.
Il tessuto, innovativo e sostenibile, è simile all’acetato di cellulosa, con effetti benefici sulla pelle: grazie all’utilizzo delle nanotecnologie sono state inserite nelle fibre delle microcapsule con oli essenziali di agrumi e vitamina C a lento rilascio. Un filato cosmetico ed “intelligente”, dunque, categoria che si prevede rappresenterà entro il 2030 l’80% del mercato totale del tessile.
Poiché è attiva da qualche anno, spero che Orange Fiber sia riuscita ad accaparrarsi un po’ degli scarti spagnoli.
Fonte: Orange Fiber